Spiritualità e subcosciente

di JULIUS EVOLA.

Estratto da “Il mon­do alla rove­scia”.
Edi­zio­ni Arŷa Geno­va 2008.


L’editore Later­za, il qua­le ha il non pic­co­lo meri­to di aver con­ti­nua­to e di con­ti­nua­re sul­le pro­prie for­ze un’opera di cul­tu­ra spi­ri­tua­le anche in un perio­do, in cui le men­ti dei più sono da ciò fatal­men­te distrat­te, ha pub­bli­ca­to recen­te­men­te un volu­me inte­res­san­tis­si­mo, il cui curio­so tito­lo: “Il miste­ro del fio­re d’oro” fareb­be for­se pen­sa­re a qual­che roman­zo gial­lo, se, ad aval­lar­lo, non stes­se­ro i due nomi euro­pei del Wilhelm e del­lo Jung. Il Wilhelm, mor­to da poco, fu uno dei più com­pe­ten­ti e intel­li­gen­ti orien­ta­li­sti moder­ni e lo Jung è il capo-scuo­la di una nota cor­ren­te rifor­ma­ta del­la psi­coa­na­li­si, inte­sa ad appli­ca­re il meto­do di que­sta nuo­va scien­za dell’io coscien­te e inco­scien­te al mon­do dei miti, dei sim­bo­li, e del­le espe­rien­ze mistiche.Il libro con­tie­ne tre par­ti distin­te, cioè la tra­du­zio­ne di un testo cine­se, cor­ri­spon­den­te appun­to al tito­lo; poi una intro­du­zio­ne ad esso del tra­dut­to­re, ossia del Wilhem; infi­ne uno stu­dio pre­li­mi­na­re “psi­co­lo­gi­co” del­lo Jung. A par­te una bre­ve pre­fa­zio­ne ove Mario Gabrie­li, che ha tra­dot­to il tut­to dal tede­sco, nei suoi giu­di­zi sul taoi­smo e sul­la miglio­re linea ese­ge­ti­ca di esso, che avreb­be per ele­men­to fon­da­men­ta­le una …pra­ti­ca da psi­chia­tra, mostra la più ver­gi­ne incom­pren­sio­ne per le cose che esso tratta.

Per chiun­que si occu­pa di scien­ze spi­ri­tua­li e di tra­di­zio­ni tra­scen­den­ti, il testo è appun­to la par­te fon­da­men­ta­le, esso con­tie­ne inse­gna­men­ti pre­zio­si qua­si allo sta­to puro, dei qua­li è cine­se solo la for­ma di espres­sio­ne, men­tre il con­te­nu­to si ricon­net­te a visio­ni e rea­liz­za­zio­ni che tut­te le mag­gio­ri scuo­le meta­fi­si­che e eso­te­ri­che del pas­sa­to ebbe­ro in comu­ne. Non è cer­to que­sto il luo­go per entra­re in tale cam­po. Accen­ne­re­mo solo che il testo trat­ta del­la con­qui­sta di una immor­ta­li­tà con­di­zio­na­ta. Non tut­ti soprav­vi­vo­no real­men­te: del­le ani­me comu­ni, vol­ga­ri, non resta, dopo la mor­te, che un fan­ta­sma svuo­ta­to, vol­to alla distru­zio­ne, cioè ad un rias­sor­bi­men­to nel­le ener­gie pre­per­so­na­li e imper­so­na­li del cosmo. Soprav­vi­vo­no, e in uno sta­to tra­scen­den­te di coscien­za, solo colo­ro che son riu­sci­ti ad ope­ra­re una par­ti­co­la­re tra­sfor­ma­zio­ne e con­cen­tra­zio­ne inte­rio­re, la qua­le fini­sce col tra­spor­re il loro “io” in un prin­ci­pio supe­rio­re e ante­rio­re alla dua­li­tà “for­za vita­le” e “spi­ri­to” (indi­vi­dua­to). Ciò è una libe­ra­zio­ne e una “visio­ne”, cui cor­ri­spon­de il sim­bo­lo del­lo sboc­cia­re dell’immortale “fio­re d’oro”. Il lato carat­te­ri­sti­co del­le tra­di­zio­ni, cui il testo si rifà, è che ciò non equi­va­le ad una eva­sio­ne o nir­vâ­na (qua­le lo si capi­sce vol­gar­men­te)). Si trat­te­reb­be di un muta­men­to posi­ti­vo che può già avve­ni­re in vita, e che non solo tra­sfor­me­reb­be quel che per altri sareb­be “mor­te” in una “super­vi­ta”, ma trar­reb­be, median­te la cosid­det­ta “cir­co­la­zio­ne a ritro­so del­la luce”, dall’essere mor­ta­le e natu­ra­le un uomo uomo spi­ri­tua­le rea­le muni­to di for­ze, che in una cer­ta misu­ra tra­scen­do­no le con­di­zio­ni del­la comu­ne esistenza. […] 

[…] La cono­scen­za orien­ta­le non è d’ordine “vita­le”, ma d’ordine spi­ri­tua­le, inten­den­do per spi­ri­to qual­co­sa di tan­to distan­te dall’“inconscio” istin­ti­vo e col­let­ti­vo, quan­to dal razio­na­li­smo più o meno scien­ti­sta o indi­vi­dua­li­sta. Secon­do una tale sua natu­ra — que­sto è assai impor­tan­te rile­va­re – que­sta sua cono­scen­za si oppo­ne solo all’Occidente moder­no con tut­ti gli annes­si scien­ti­smi e pseu­do-spi­ri­tua­li­smi: men­tre si con­net­te nel modo più orga­ni­co al nostro più anti­co pas­sa­to spi­ri­tua­le e tra­di­zio­na­le. Per cui è ben dif­fi­ci­le che attra­ver­so la “via del­le Indie” o dell’estremo Orien­te pos­sa giun­ge­re a qual­co­sa di serio colui che, in pri­mis et ante omnia, non si sia libe­ra­to da tut­ti i pre­giu­di­zi e dal­le pre­sun­te acqui­si­zio­ni del­la men­ta­li­tà moder­na in genere.