DALL’ESOTERISMO AL SOVVERSIVISMO MASSONICO

di JULIUS EVOLA.
Da “La Vita Ita­lia­na”, XXV, apri­le 1937, ora in “Scrit­ti sul­la mas­so­ne­ria vol­ga­re spe­cu­la­ti­va”.
Edi­zio­ni Arŷa, Geno­va 2012.

Il nostro arti­co­lo sul­la Socie­tà del­le Nazio­ni qua­le super­sta­to mas­so­ni­co, usci­to sul nume­ro di feb­bra­io di Vita Ita­lia­na, ha pro­vo­ca­to, da par­te di qual­cu­no, del­le osser­va­zio­ni, cui vale far cen­no, per­ché quel che nel riguar­do si deve rispon­de­re non può non inte­res­sa­re chi si occu­pa a fon­do del pro­ble­ma massonico.

Per esau­ri­re que­sto pro­ble­ma e per giu­sti­fi­ca­re sot­to ogni pun­to di vista l’attitudine anti­mas­so­ni­ca biso­gna infat­ti affron­ta­re alcu­ne que­stio­ni, che di soli­to dagli avver­sa­ri poli­ti­ci e mili­tan­ti del­la mas­so­ne­ria ven­go­no igno­ra­te, o sorvolate.

È vero che per i com­pi­ti imme­dia­ti dell’azione tali que­stio­ni non si impon­go­no diret­ta­men­te e che non vi è biso­gno di inda­ga­re sto­ri­ca­men­te e dot­tri­nal­men­te l’essenza del­la mas­so­ne­ria nel­la sua for­ma attua­le per pren­de­re posi­zio­ne di fron­te ad essa. Tut­ta­via nes­su­no vor­rà nega­re, che una posi­zio­ne nell’esser sal­da non solo pra­ti­ca­men­te, ma anche dot­tri­nal­men­te, non abbia da gua­da­gna­re: soprat­tut­to se si pone men­te a colo­ro che sem­pre ama­no accu­sa­re il lato sol­tan­to poli­ti­co di cer­ti atteg­gia­men­ti per poter­li cir­co­scri­ve­re in un domi­nio con­tin­gen­te e irra­zio­na­le e per poter­si dare a del­le decla­ma­zio­ni in nome di una pre­sun­ta, lesa idealità.

Pro­prio le osser­va­zio­ni fat­te­ci sono uti­li per anda­re in fon­do in que­sto sen­so nel pro­ble­ma mas­so­ni­co. Sono osser­va­zio­ni che han­no un tono di sor­pre­sa e in pari tem­po di rim­pro­ve­ro, tan­to che potreb­be­ro qua­si sin­te­tiz­zar­si in un: Tu quo­que? “Che degli uomi­ni di par­te, dei nazio­na­li­sti ad oltran­za e dei gesui­ti si sca­gli­no con­tro la mas­so­ne­ria”, ci scri­ve testual­men­te la per­so­na in que­stio­ne, “non fa mera­vi­glia: sic sunt tem­po­ra. Mera­vi­glia fa però che si schie­ri sul­la stes­sa linea una per­so­na che, come Lei, sem­pre pre­ten­de rife­rir­si a dei pun­ti di vista supe­rio­ri; che ha scrit­to cose egre­gie sull’ermetismo, sul­le anti­che tra­di­zio­ni ini­zia­ti­che e il sim­bo­li­smo; una per­so­na, infi­ne, le cui sim­pa­tie per la reli­gio­ne domi­nan­te non dovreb­be­ro esse­re deli­ran­ti, se egli è sem­pre l’autore di un libro su di un impe­ria­li­smo non pro­pria­men­te cri­stia­no e se egli è sem­pre il crea­to­re di quel­la inter­pre­ta­zio­ne del Medioe­vo, nel­la qua­le al ghi­bel­li­ni­smo, ai Tem­pla­ri e ad ogni altra cor­ren­te ana­lo­ga vie­ne rico­no­sciu­to un alto valo­re”.

Dopo di che, il nostro cor­ri­spon­den­te sog­giun­ge: “Devo dav­ve­ro ammet­te­re che Lei igno­ri tut­to ciò che la mas­so­ne­ria pos­sie­de e con­ser­va in fat­to di tra­di­zio­ni e di sim­bo­li ini­zia­ti­ci, soprat­tut­to quel­la di Rito Scoz­ze­se? Devo pro­prio cre­de­re che tan­te desi­gna­zio­ni di gra­di mas­so­ni­ci, per esem­pio: Cava­lie­re Sola­re, Subli­me Prin­ci­pe del Segre­to Rega­le, Sovra­no Prin­ci­pe dei Rosa­cro­ce, Digni­ta­rio del Sacro Roma­no Impero,(1) le sia­no sco­no­sciu­te o non la por­ti­no ad evo­ca­re qual­cu­na del­le idee spi­ri­tua­li e tra­di­zio­na­li a Lei tan­to care? Nel caso di una per­so­na che si sti­ma, un esem­pio di oppor­tu­ni­smo è sem­pre peno­so. Così vor­rà for­se dir­mi che cosa devo pen­sa­re quan­do Lei spo­sa in Vita Ita­lia­na i soli­ti luo­ghi comu­ni con­tro la con­giu­ra mas­so­ni­ca e la mas­so­ne­ria crea­tu­ra demo­cra­ti­ca, libe­ra­li­sti­ca, ebrai­ca, ecc. ecc., sal­tan­do a pié pari tut­to il resto”.

Abbia­mo cre­du­to oppor­tu­no ripor­ta­re nel­la sua espres­sio­ne testua­le il rim­pro­ve­ro, impron­ta­to tan­to di sin­ce­ri­tà quan­to di inge­nui­tà, del nostro cor­ri­spon­den­te. Al qua­le dire­mo subi­to que­sto: che noi vor­rem­mo augu­rar­gli di cono­sce­re così bene la real­tà del­la mas­so­ne­ria, quan­to, pur non essen­do mai sta­ti mas­so­ni, noi ne cono­scia­mo le super­strut­tu­re sim­bo­li­che e tut­te le altre cose, a cui egli ha pen­sa­to di richia­ma­re la nostra atten­zio­ne. Poi­ché, in tale caso, egli potreb­be ren­der­si per­fet­ta­men­te con­to di come la nostra atti­tu­di­ne sia coe­ren­te e come il nostro atteg­gia­men­to poli­ti­co non sia oppor­tu­ni­smo, ma sia la con­se­guen­za diret­ta di quel che noi teo­ri­ca­men­te e dot­tri­nal­men­te pen­sia­mo e pro­fes­sia­mo, fuo­ri da ogni con­tin­gen­za lega­ta ai tempi.

Rivol­gen­do­ci ora al let­to­re in gene­re, dob­bia­mo pre­gar­lo di seguir­ci in un ordi­ne di con­si­de­ra­zio­ni, che for­se non gli riu­sci­ran­no fami­lia­ri, per­ché gli ele­men­ti in que­stio­ne si rife­ri­sco­no essen­zial­men­te al lato sot­ter­ra­neo, se così si può dire, del­la sto­ria e per­ché for­se per la pri­ma vol­ta egli sarà por­ta­to dinan­zi agli idea­li di una spi­ri­tua­li­tà, che non deve esse­re giu­di­ca­ta sol­tan­to dal pun­to di vista del­la reli­gio­ne occidentale.

Ciò è neces­sa­rio, per­ché anda­re in fon­do in una que­stio­ne, come quel­la ora sol­le­va­ta, non si può sen­za rifar­si agli ini­zi. E gli ini­zi retro­ce­do­no di là dal mon­do moder­no e dal­le idee a que­sto familiari.

Noi non voglia­mo di cer­to affron­ta­re il pro­ble­ma del­le ori­gi­ni sto­ri­che del­la mas­so­ne­ria, pro­ble­ma com­pli­ca­tis­si­mo già per il fat­to che biso­gne­reb­be comin­cia­re col pre­ci­sa­re che cosa si inten­de per mas­so­ne­ria: se l’associazione semi­se­gre­ta e mili­tan­te appar­sa nei tem­pi moder­ni, ovve­ro gli ante­ce­den­ti che que­sta orga­niz­za­zio­ne ha sicu­ra­men­te avu­ti e che pre­sen­ta­no già un diver­so carattere.

Per i nostri sco­pi, dob­bia­mo fer­mar­ci anzi­tut­to alla mas­so­ne­ria con­ce­pi­ta nel pri­mo dei due sen­si: la qua­le si è assai vero­si­mil­men­te orga­niz­za­ta (pri­ma in Inghil­ter­ra e poi in Fran­cia) tra la fine del XVII seco­lo e la pri­ma metà del XVIII seco­lo, cioè in un perio­do, che suc­ce­de imme­dia­ta­men­te a quel­lo in cui un movi­men­to che fece assai par­lar di sé in Euro­pa ed ebbe una natu­ra assai enig­ma­ti­ca (il movi­men­to dei Rosa­cro­ce) smi­se ogni sua mani­fe­sta­zio­ne sensibile.(2) In que­sta sua for­ma e in tut­te le sue espres­sio­ni pra­ti­che la mas­so­ne­ria è sta­ta in una inti­ma con­nes­sio­ne con l’illuminismo, l’enciclopedismo, il razio­na­li­smo e, in gene­re, con tut­to quel fer­men­to ideo­lo­gi­co, che fu l’immediato ante­ce­den­te del­la Rivo­lu­zio­ne fran­ce­se. E che l’azione pra­ti­ca e poli­ti­ca del­la mas­so­ne­ria nei tem­pi suc­ces­si­vi e fino ad oggi sia resta­ta stret­ta­men­te fede­le ad una tale ideo­lo­gia, è cosa che nes­su­no può seria­men­te con­te­sta­re, poi­ché vi sareb­be solo l’imbarazzo del­la scel­ta per addur­re, in pro­po­si­to, quan­te e più espli­ci­te dichia­ra­zio­ni si voglia­no da par­te degli espo­nen­ti più auto­riz­za­ti e uffi­cia­li del­la mas­so­ne­ria. Gli “immor­ta­li prin­ci­pi” resta­no essen­zial­men­te il cre­do mas­so­ni­co. Que­sti prin­ci­pi ven­go­no impu­gna­ti per una azio­ne rivo­lu­zio­na­ria gene­ra­le e per una lot­ta con­tro ogni prin­ci­pio cen­tra­liz­za­to di auto­ri­tà, sia poli­ti­ca, sia poli­ti­co-spi­ri­tua­le (come la Chie­sa). Nel nostro pre­ce­den­te e incri­mi­na­to arti­co­lo noi del resto non abbia­mo inven­ta­to nul­la, abbia­mo sem­pli­ce­men­te sun­teg­gia­to il reso­con­to uffi­cia­le di un con­gres­so inter­na­zio­na­le mas­so­ni­co, dal qua­le è già risul­ta­ta chia­ra la per­si­sten­za del­lo stes­so atteg­gia­men­to, con la tena­ce e mili­tan­te dife­sa dei prin­ci­pi del­la demo­cra­zia, del libe­ro pen­sie­ro, dell’antigerarchia. Ma nel­la mas­so­ne­ria esi­ste anche un ordi­na­men­to gerar­chi­co inter­no ed esi­ste una tra­di­zio­ne sim­bo­li­ca e ritua­le che sem­bre­reb­be in aper­to con­tra­sto con simi­li atteg­gia­men­ti e par­reb­be impor­re un rife­ri­men­to a cor­ren­ti o dot­tri­ne pre­e­si­sten­ti alla for­ma attua­le del­la mas­so­ne­ria e di un carat­te­re spi­ri­tua­le incon­te­sta­bi­le. A que­sto riguar­do, il nostro cri­ti­co ha ragio­ne. Pre­ci­sa­re nei ter­mi­ni di una sto­ri­ca esat­tez­za tali cor­ren­ti non è faci­le assun­to; in gene­ra­le, può solo dir­si che quan­to si tro­va in que­sta par­te extra-poli­ti­ca del­la mas­so­ne­ria riman­da in pri­mo luo­go ad ele­men­ti rosa­cro­cia­ni e for­se anche tem­pla­ri, in secon­do luo­go ad ele­men­ti paga­ni ed erme­ti­ci (rife­ri­men­ti agli anti­chi miste­ri egi­zi ed al sim­bo­li­smo alché­mi­co del­le tra­smu­ta­zio­ni), in ter­zo luo­go ad ele­men­ti ebrai­ci. Que­st’ul­ti­ma com­po­nen­te ebrai­ca deri­va però da dot­tri­ne meta­fi­si­che, come quel­le del­la Qab­ba­la e del­lo Zohar, e non ha a che fare con quel che più tar­di sarà l’influenza ebrai­ca mili­tan­te nell’incontro dell’internazionale mas­so­ni­ca con quel­la ebrai­ca. Volen­do, si potreb­be anche con­ce­de­re che il carat­te­re sin­cre­ti­sti­co di que­sto insie­me riguar­da solo le appa­ren­ze: infat­ti, per la loro stes­sa natu­ra, gli inse­gna­men­ti di scuo­le del gene­re riman­da­no sem­pre ad una fon­da­men­ta­le uni­tà di dot­tri­na e di inten­zio­ne. Ma qui non è il caso di fer­mar­ci su que­sto pun­to. II pro­ble­ma fon­da­men­ta­le è piut­to­sto: esi­ste una rela­zio­ne, ̵ e (nel caso posi­ti­vo, qua­le rela­zio­ne) ̵ fra que­sta dot­tri­na e la ten­den­zia­li­tà poli­ti­ca e rivo­lu­zio­na­ria del­la mas­so­ne­ria moderna?

Vi è chi ha affron­ta­to la que­stio­ne, ma per dar­vi una solu­zio­ne che, a parer nostro, dimo­stra più pre­ven­zio­ne che non uno stu­dio ade­gua­to dell’argomento e una pre­sa diret­ta di con­tat­to con ciò di cui si trat­ta. Si vie­ne cioè a par­la­re di una spe­cie di tra­di­zio­ne peren­ne di natu­ra più o meno luci­fe­ri­na e anti­cri­stia­na ser­peg­gian­te attra­ver­so tut­ta la sto­ria: una tra­di­zio­ne di peren­ne rivol­ta, di peren­ne “ribel­li­smo” — direb­be l’a­mi­co Caval­luc­ci — (3) la qua­le avreb­be assun­to ora una for­ma e ora un’altra, mani­fe­stan­do­si pri­ma come ere­sia, come rivol­ta spi­ri­tua­le, come lavo­ro sot­ter­ra­neo e male­det­to di set­te e scuo­le occul­te, e poi come fer­men­to rivo­lu­zio­na­rio vero e pro­prio, come sov­ver­si­vi­smo poli­ti­co, come con­giu­ra inter­na­zio­na­le con­tro ogni for­ma di auto­ri­tà e di tra­di­zio­na­li­tà: don­de la con­nes­sio­ne con la mas­so­ne­ria attua­le, con la sua azio­ne disgre­ga­tri­ce e col suo fero­ce anti­cat­to­li­ce­si­mo. Un tale inqua­dra­men­to del pro­ble­ma, se a tut­ta pri­ma attrae per la sua sem­pli­ci­tà, poi non con­vin­ce, per varie ragio­ni. Qui ne accen­ne­re­mo solo due. Anzi­tut­to, se si ammet­te che gli ante­ce­den­ti del­la mas­so­ne­ria sia­no quel­li ora indi­ca­ti, ci tro­via­mo con­dot­ti a tra­di­zio­ni effet­ti­va­men­te ante­rio­ri al cri­stia­ne­si­mo, che però non pos­so­no esse­re defi­ni­te come anti­cri­stia­ne o anti­cat­to­li­che, per quel che riguar­da il loro con­te­nu­to pro­prio e posi­ti­vo. In secon­do luo­go que­ste tra­di­zio­ni ebbe­ro sem­pre, nel­le ori­gi­ni, un carat­te­re ari­sto­cra­ti­co: l’iniziazione e i miste­ri furo­no ori­gi­na­ria­men­te un pri­vi­le­gio del­le anti­che caste rega­li e sacer­do­ta­li, in Egit­to costi­tui­ro­no la base stes­sa del­la rega­li­tà sola­re, in India defi­ni­va­no l’essenza del­le caste “aria­ne” domi­na­tri­ci con­ce­pi­te come divi­ne di con­tro a quel­le “demo­nia­che” del­le gen­ti sog­get­te, e così via. E anche più tar­di, se cor­ren­ti ghi­bel­li­ne aven­ti del­le con­tro­par­ti eso­te­ri­che lot­ta­ro­no con­tro l’autorità del­la Chie­sa, non per que­sto esse ebbe­ro per prin­ci­pio la nega­zio­ne ribel­li­sti­ca di ogni auto­ri­tà in gene­re, poi­ché p. es. l’autorità dell’imperatore di dirit­to divi­no, spes­so con­si­de­ra­to come un rap­pre­sen­tan­te del­la supe­rio­re reli­gio­ne rega­le e sacer­do­ta­le di Mel­ki­se­dek, era da esse ammes­sa e vene­ra­ta come la supre­ma; e fino ai Rosa­cro­ce, cioè fino al Set­te­cen­to, aleg­giò su tali cor­ren­ti il mito di un Regnum e di un misti­co Impe­ra­tor Roma­nus. Non è dun­que leci­to rac­co­glie­re tut­to ciò con un comu­ne deno­mi­na­to­re rivo­lu­zio­na­rio e anti­ge­rar­chi­co: la tra­di­zio­ne “luci­fe­ri­ca” geni­tri­ce, per ulti­mo, del­la mas­so­ne­ria, non è, a tal riguar­do, che fantasticheria.

E allo­ra? Allo­ra biso­gna incli­na­re a cre­de­re che il rap­por­to fra gli ante­ce­den­ti ora accen­na­ti, da cui la mas­so­ne­ria ritua­le tras­se in pre­sti­to mol­te cose, e l’organizzazione mas­so­ni­ca rivo­lu­zio­na­ria non sia di con­ti­nui­tà, o comun­que di filia­zio­ne, ma sia piut­to­sto il rap­por­to pro­prio ad un capo­vol­gi­men­to, ad una inver­sio­ne per­ver­ti­tri­ce e potrem­mo pur dire pre­va­ri­ca­tri­ce. Cer­chia­mo di spie­gar­ci. Biso­gna par­ti­re da una pre­mes­sa. Chi pene­tra con sguar­do acu­to la sto­ria del­la civil­tà, giun­ge alla con­sta­ta­zio­ne del­la esi­sten­za di una tra­di­zio­ne di spi­ri­tua­li­tà, che non può ricon­dur­si a quel­la cri­stia­na, che è pre­e­si­sti­ta a que­sta reli­gio­ne e che solo suc­ces­si­va­men­te, per spe­cia­li cir­co­stan­ze, assun­se tal­vol­ta colo­ri­to anti­cat­to­li­co. Noi ci sia­mo limi­ta­ti a dire “non ricon­du­ci­bi­le”, cioè “diver­sa”, e ci guar­dia­mo bene dall’affrontare, qui, il pro­ble­ma di un rap­por­to di supe­rio­ri­tà o di infe­rio­ri­tà. Il prin­ci­pio di que­sta tra­di­zio­ne è che l’uomo può libe­rar­si da sé dal vin­co­lo del­la natu­ra mor­ta­le e da sé può innal­zar­si alla illu­mi­na­zio­ne spirituale;(4) che a lui può esse­re riser­va­ta nel cam­po del­lo spi­ri­to la stes­sa digni­tà che ha un capo e un libe­ro signo­re su que­sta ter­ra; che esi­ste un Regnum invi­si­bi­le del qua­le fan­no par­te tut­ti i por­ta­to­ri di tale spi­ri­tua­li­tà, qua­le che sia la nazio­ne in cui sono nati e vivo­no; che a que­sto Regnum, e alle sue even­tua­li, più o meno per­fet­te mani­fe­sta­zio­ni, va riven­di­ca­ta la supre­ma auto­ri­tà. Nel­la misu­ra in cui la reli­gio­ne cri­stia­na affer­ma pre­va­len­te­men­te la con­di­zio­ne del­la gra­zia e del­la reden­zio­ne; pone l’uomo, anche san­to, in un rap­por­to di inva­li­ca­bi­le subor­di­na­zio­ne rispet­to ad un Dio per­so­na­le; affer­ma, come supre­ma, l’autorità del­la Chie­sa, che è l’au­to­ri­tà del cle­ro, non di uomi­ni “divi­ni”, ma di media­to­ri del divi­no; in que­sta misu­ra vi è una dif­fe­ren­za effet­ti­va tra le due tra­di­zio­ni, una dif­fe­ren­za che in date cir­co­stan­ze può facil­men­te dege­ne­ra­re in un aspro antagonismo.

Ora, men­tre il cat­to­li­ce­si­mo restò nel­la sto­ria più o meno quel­lo che fu dopo il perio­do del­la sua defi­ni­ti­va for­mu­la­zio­ne dog­ma­ti­ca e gerar­chi­ca, l’altra tra­di­zio­ne, alme­no este­rior­men­te e sto­ri­ca­men­te, finì col disper­der­si in vari movi­men­ti e set­te, nei qua­li i signi­fi­ca­ti e gli idea­li ad essa pro­pri dove­va­no veni­re com­ple­ta­men­te per­ver­ti­ti e le sue dot­tri­ne, non più com­pre­se, dove­va­no tra­sfor­mar­si in peri­co­lo­si stru­men­ti di for­ze vera­men­te oscu­re, che li dove­va­no ado­pe­ra­re in modo distor­to e, essen­zial­men­te, non più per avver­sa­re la Chie­sa in nome di un idea­le diver­so, ma altret­tan­to spi­ri­tua­le, ben­sì per avver­sar­ne lo stes­so prin­ci­pio di auto­ri­tà spi­ri­tua­le in nome di una rivol­ta dell’umano come mero indi­vi­duo o lai­ca comunità.

A tale riguar­do, il discor­so sareb­be lun­go, e noi dob­bia­mo limi­tar­ci ad un fug­ge­vo­le cen­no. Rile­ve­re­mo per­ciò che già con la Rifor­ma ci tro­via­mo dinan­zi a una non diver­sa con­giun­tu­ra. Lad­do­ve gli impe­ra­to­ri ghi­bel­li­ni lot­ta­va­no con­tro la Chie­sa per­ché vole­va­no riven­di­ca­re alla fun­zio­ne da essi incar­na­ta una supre­ma, sovran­na­tu­ra­le digni­tà, nei Prìn­ci­pi tede­schi ad essi suc­ces­si non rima­se più, di tale atti­tu­di­ne, che il lato nega­ti­vo e pole­mi­co, cioè l’“affetto anti­ro­ma­no”, che ora pro­ce­de­va uni­ca­me­ra­te dal­la loro volon­tà di assi­cu­rar­si una auto­no­mia e una liber­tà non più giu­sti­fi­ca­te da nes­sun prin­ci­pio supe­rio­re. Per que­sto tali Prìn­ci­pi non esi­ta­ro­no a soste­ne­re e a spo­sa­re l’e­re­sia di Lute­ro. Del resto, una tale osser­va­zio­ne non è nem­me­no estrin­se­ca al nostro sog­get­to: è un fat­to che, nel­la sua for­ma attua­le, la mas­so­ne­ria stia, fra l’altro, in rela­zio­ne con l’internazionale pro­te­stan­te di ori­gi­ne cal­vi­ni­sta e puri­ta­na, e che da tale con­nes­sio­ne essa trag­ga una del­le com­po­nen­ti del­la sua atti­tu­di­ne anti­cat­to­li­ca. Ad un gra­do invo­lu­ti­vo più spin­to non ci si peri­te­rà più di met­te­re mano a stru­men­ti di natu­ra anco­ra più bas­sa, ed è così che il libe­ro pen­sie­ro, l’illuminismo, il razio­na­li­smo e l’intero baga­glio di miti del­la ideo­lo­gia lai­ca e “moder­na” diven­go­no i caval­li di bat­ta­glia per la lot­ta con­tro la Chie­sa. A que­sto pun­to si mani­fe­sta quell’assunzione “infe­rio­riz­zan­te”, per­ver­ti­tri­ce e qua­si demo­nia­ca di cer­ti prin­ci­pi, cui si è accen­na­to. Già l’equivoco pro­prio al ter­mi­ne “illu­mi­ni­smo” è mol­to signi­fi­ca­ti­vo. Que­sto ter­mi­ne ori­gi­na­ria­men­te si rife­ri­va esclu­si­va­men­te all’illuminazione spi­ri­tua­le supe­ra­zio­na­le e alla dot­tri­na ad essa rela­ti­va, pro­fes­sa­ta da alcu­ne scuo­le non aven­ti, ori­gi­na­ria­men­te, una vera fina­li­tà poli­ti­ca. Ecco che inve­ce, in un perio­do suc­ces­si­vo, dopo l’interferenza degli “Illu­mi­na­ti di Bavie­ra” con cer­te dira­ma­zio­ni del­la mas­so­ne­ria, il ter­mi­ne si fa sino­ni­mo di razio­na­li­smo, cioè pro­prio dell’opposto, e il razio­na­li­smo, a sua vol­ta, si fa l’organo di una cri­ti­ca cor­ro­si­va nei riguar­di di ogni inse­gna­men­to spi­ri­tua­le, di ogni sape­re di ori­gi­ne tra­scen­den­te, di ogni fede.

Per l’individualismo, il libe­ra­li­smo e la demo­cra­zia si ha esat­ta­men­te la stes­sa cosa. Se nell’India aria e nell’antica Ella­de il “libe­ro” era essen­zial­men­te lo “Sve­glia­to”, l’uomo che ha supe­ra­to la sua natu­ra uma­na e mor­ta­le; se nell’ermetismo la “raz­za immor­ta­le e auto­no­ma dei sen­za re” era la desi­gna­zio­ne di colo­ro che, secon­do il mon­do del­la tra­di­zio­ne, su cui si è già det­to, ave­va­no rea­liz­za­to l’eterno; se fin nel Medioe­vo, come eco di signi­fi­ca­ti ori­gi­na­li alta­men­te spi­ri­tua­li, “libe­ro” era solo il nobi­le, “libe­ro signo­re”, Frei­herr, era l’antico patri­zio e solo la più alta nobil­tà pote­va aspi­ra­re al prin­ci­pio dei “pari”, noi vedia­mo chia­ro per qua­le auten­ti­ca pro­fa­na­zio­ne, per qua­le spo­sta­men­to in un pia­no bas­sa­men­te uma­no, lai­co e tem­po­ra­le tut­to ciò tro­va la sua imma­gi­ne defor­ma­ta negli “immor­ta­li prin­ci­pi” del libe­ra­li­smo e del­la demo­cra­zia e come que­sto per­ver­ti­men­to dove­va esse­re il prin­ci­pio di ogni rivol­ta; come il dirit­to ari­sto­cra­ti­co si capo­vol­ges­se nell’usurpazione demo­cra­ti­ca fomen­tan­do la insof­fe­ren­za degli indi­vi­dui e del­le mas­se per ogni for­ma di auto­ri­tà e di dif­fe­ren­za. E, paral­le­la­men­te a tut­to que­sto, anche l’antico idea­le super­na­zio­na­le del Regnum dove­va seco­la­riz­zar­si e per­ver­tir­si, sboc­can­do in quel­lo dell’internazionale demo­cra­ti­ca e ripro­du­cen­do­si per­fi­no nel­le pro­spet­ti­ve ulti­me dei pia­ni di sov­ver­ti­men­to mondiale (…).

È in tal modo che si può giun­ge­re senz’altro alla for­ma attua­le e mili­tan­te del­la mas­so­ne­ria e ognu­no può trar­re, dall’insieme di que­ste nostre bre­vi con­si­de­ra­zio­ni, quel­le spe­cia­li dedu­zio­ni che più lo inte­res­si­no. Pro­prio il fat­to che la mas­so­ne­ria si tro­va anco­ra a pos­se­de­re un retag­gio tra­di­zio­na­le che, in se stes­so, appar­tie­ne a tut­to un altro livel­lo, pro­prio per que­sto vi è moti­vo di sup­por­re che essa sia uno dei “cor­pi” nei qua­li del­le influen­ze assai più sot­ter­ra­nee, di quel­lo che nel­la pole­mi­ca poli­ti­ca si sup­po­ne, han­no agi­to in un modo sini­stra­men­te distrut­ti­vo, in un modo, dicia­mo­lo pure, demoniaco.

Ciò, natu­ral­men­te, nel caso che sia esi­sti­ta una qual­che con­ti­nui­tà fra mas­so­ne­ria moder­na e le anti­che tra­di­zio­ni ini­zia­ti­che o miste­ri­che che dir si voglia; e che inve­ce la mas­so­ne­ria non abbia pre­so più o meno abu­si­va­men­te in pre­sti­to miti e sim­bo­li dal­le fon­ti più dispa­ra­te, sen­za una qua­lun­que filia­zio­ne rego­la­re e legittima.

Non è in nostro pote­re lumeg­gia­re quest’ultimo pun­to: cer­to è, però, che se l’organizzazione mas­so­ni­ca fin dall’inizio fos­se sta­ta ret­ta da capi qua­li­fi­ca­ti tra­di­zio­nal­men­te (nel sen­so del­le dot­tri­ne su indi­ca­te), mai essa avreb­be potu­to fini­re là dove essa è fini­ta, e non da oggi, ma già alla vigi­lia del­la stes­sa Rivo­lu­zio­ne fran­ce­se. Per cui, sem­bra vero­si­mi­le che, nel caso del­la mas­so­ne­ria, non si pos­sa par­la­re di una cadu­ta, che essa più o meno fu sem­pre qua­le più tar­di sem­pre più espli­ci­ta­men­te diven­ne, e nes­su­na con­nes­sio­ne abbia avu­to con quei “supe­rio­ri invi­si­bi­li”, di cui tan­to si par­la­va nel­le logge,(5) per fini­re, anche a que­sto riguar­do, in una ridi­co­la con­traf­fa­zio­ne (le tra­di­zio­ni voglio­no che que­sti “supe­rio­ri”, come gli ulti­mi Rosa­cro­ce, già da un seco­lo e mez­zo avreb­be­ro lascia­ta defi­ni­ti­va­men­te l’Europa per riti­rar­si in un cen­tro sim­bo­li­co, che è anche quel­lo in cui, secon­do altre leg­gen­de, si sareb­be­ro riti­ra­ti gli ulti­mi cava­lie­ri del Graal…).

Cer­to: l’“invisibile” giuo­ca nel­la mas­so­ne­ria, così come nel­la rivo­lu­zio­ne mon­dia­le, una par­te impor­tan­te: ma è un “invi­si­bi­le” da pren­der­si pro­prio nel sen­so “infe­ro”, è quel­lo, con­tro cui è dove­re com­bat­te­re sen­za quar­tie­re in nome del­lo spi­ri­to, pri­ma anco­ra che non in nome, anche, di una par­ti­co­la­re fede poli­ti­ca, di una par­ti­co­la­re con­fes­sio­ne reli­gio­sa o di un par­ti­co­la­re giu­ra­men­to di partito.



NOTE

1) Si fa qui rife­ri­men­to ai gra­di del Rito Scoz­ze­se Anti­co ed Accet­ta­to: Cava­lie­re Sola­re o, meglio, “Prin­ci­pe Adep­to Cava­lie­re del Sole” è il 28° (gra­do filo­so­fi­co o nero), Subli­me Prin­ci­pe del Segre­to Rega­le o, meglio, “Mae­stro, Cava­lie­re e Prin­ci­pe del Real Segre­to” è il 32° (gra­do ammi­ni­stra­ti­vo o bian­co), Sovra­no Prin­ci­pe dei Rosa­cro­ce è il 18° (ulti­mo del gra­di capi­to­la­ri o ros­si). Non ci risul­ta inve­ce, per quan­to arri­vi­no le nostre cono­scen­ze, che esi­sta in que­sto o in altri riti un gra­do chia­ma­to “Digni­ta­rio del Sacro Roma­no Impe­ro”… [n.d.c.].

2) Sul signi­fi­ca­to e la por­ta­ta dei Rosa­cro­ce, cfr. R GUÉNON, Con­si­de­ra­zio­ni sul­la via ini­zia­ti­ca, Libri del Graal, Roma 2010 (rist. dell’ediz. del 1949), cap. XXXVIII: Rosa-Cro­ce e Rosi­cru­cia­ni (pp. 316–324) e J. EVOLA, Il miste­ro del Graal, Medi­ter­ra­nee, Roma 1972 (III ed.), cap 28: Il Graal e i Rosa­cro­ce (pp. 178–186). Sarà poi uti­le un con­fron­to con l’interessante Illu­mi­ni­smo dei Rosa­Cro­ce, Einau­di, Tori­no 1976, di Fran­ces A. Yates, spe­cial­men­te al cap. XV: Il rosa­cro­cia­ne­si­mo e la mas­so­ne­ria (pp. 243–259). Scri­ve M. ANESI, Socie­tà nasco­ste alla luce del gior­no, Com­pa­gnia Edi­to­ria­le Pia­ne­ta, Tori­no 1973, p. 55: “…è ormai comu­ne­men­te ammes­so che non sia mai esi­sti­ta una Con­fra­ter­ni­ta o Socie­tà ini­zia­ti­ca del­la Rosa-Cro­ce, ma piut­to­sto una let­te­ra­tu­ra rosa­cro­cia­na, una cor­ren­te di pen­sie­ro ten­den­te a fon­de­re in un uni­co cor­po le dot­tri­ne caba­li­sti­co-erme­ti­che con l’Alchimia”. Tale con­sta­ta­zio­ne ridut­ti­va, che ha un suo valo­re in quan­to si con­si­de­ri­no le mani­fe­sta­zio­ni “ester­ne” del movi­men­to rosa­cro­cia­no, va peral­tro con­tem­pe­ra­ta con l’affermazione gué­no­nia­na che i veri Rosa-Cro­ce, in quan­to tali, non costi­tui­ro­no mai una orga­niz­za­zio­ne con for­me este­rio­ri ben defi­ni­te (R. GUÉNON, op. cìt., p. 316), doven­do­si sem­mai par­la­re di una loro influen­za sot­ti­le [n.d.c.].

3) Si trat­ta di Gui­do Caval­luc­ci, nel dopo­guer­ra diret­to­re respon­sa­bi­le di “Monar­chia”, rivi­sta men­si­le del­l’U­nio­ne Monar­chi­ca, usci­ta nel 1956 a gran­de tira­tu­ra, ma che non ebbe poi segui­to: vi col­la­bo­rò più vol­te lo stes­so Evo­la [n.d.c.].

4) Per pre­ve­ni­re l’ob­bie­zio­ne di chi aves­se una spe­cia­le com­pe­ten­za in pro­po­si­to, dire­mo che il “da sé” qui va pre­so cum gra­no salis; tali tra­di­zio­ni sem­pre ammi­se­ro la neces­si­tà di for­ze super-indi­vi­dua­li, ma in un insie­me che sem­pre si dif­fe­ri­sce dal­l’at­ti­tu­di­ne pro­pria all’uomo reli­gio­so o al mistico.

5) Col nome di Supe­rio­res Inco­gni­ti si inten­de­va­no nel XVIII seco­lo i fan­to­ma­ti­ci mae­stri segre­ti che da una par­te avreb­be­ro garan­ti­to la con­ti­nui­tà del­l’Or­di­ne Tem­pla­re, dall’altra avreb­be­ro diret­to dall’alto la auten­ti­ca libe­ra mura­to­ria. L’e­qui­vo­co dei Supe­rio­res Inco­gni­ti ebbe gran­de impor­tan­za nel siste­ma del­la “Stret­ta Osser­van­za” del baro­ne von Hund e del suoi pre­ce­den­ti, come quel­lo dell’avventuriero de Mar­tin-Robin­son “la cui gran­de ope­ra con­si­ste­va nel fare quat­tri­ni a spe­se dei gon­zi” (FRANCOVICH, pp. 217–218; per von Hund. cfr. pp. 220–226). Da nota­re che anco­ra oggi la set­ta pseu­do-ini­zia­ti­ca dei Mar­ti­ni­sti, di discen­den­za mas­so­ni­ca, ha tra i pro­pri gra­di quel­lo di “Supe­rio­re Inco­gni­to” e di “Supe­rio­re Inco­gni­to lni­zia­to­re” (!). Sarà uti­le la con­sul­ta­zio­ne di due arti­co­li di R. GUÉNON com­par­si ne “La Fran­ce anti-maçon­ni­que” del 1913: La stric­te obser-van­ce et les Supé­rieurs Incon­nus e A pro­pos des Supé­rieurs incon­nus et de l’a­stral, oggi riu­ni­ti in Gué­non II, pp. 189–227 [n.d.c.].