INTRODUZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE

di RENATO DEL PONTE.

Estrat­to da “Scrit­ti sul­la mas­so­ne­ria vol­ga­re spe­cu­la­ti­va”.
Edi­zio­ni Arŷa, Geno­va 2012. 

Dun­que la M. potreb­be riven­di­ca­re “una ori­gi­ne tra­di­zio­na­le auten­ti­ca e una tra­smis­sio­ne ini­zia­ti­ca rea­le”, ma ciò nono­stan­te è un’organizzazione estre­ma­men­te deca­du­ta. Già Jose­ph de Mai­stre, che fu mas­so­ne (si veda l’articolo di Evo­la che abbia­mo aggiun­to in que­sta secon­da edi­zio­ne), ave­va espres­so tale con­cet­to con le seguen­ti paro­le: “Tut­to rive­la come la M. sia un tron­co stac­ca­to e pro­ba­bil­men­te cor­rot­to di un anti­co e rispet­ta­bi­le albe­ro”. Ma a que­sto pro­po­si­to lo stes­so Gué­non usa del­le espres­sio­ni assai espli­ci­te e che non potreb­be­ro non esse­re da noi con­di­vi­se, qua­li inva­no cer­che­rem­mo nel­la pro­sa degli zelo­ti del ramo ita­lia­no del­la sco­la­sti­ca gué­no­nia­na: “Uno dei feno­me­ni piú stra­ni di que­sto gene­re, é la pene­tra­zio­ne d’idee demo­cra­ti­che nel­le orga­niz­za­zio­ni ini­zia­ti­che occi­den­ta­li (e natu­ral­men­te pen­sia­mo soprat­tut­to alla Mas­so­ne­ria, o alme­no ad alcu­ne del­le sue fra­zio­ni), sen­za che i loro mem­bri sem­bri­no avve­der­si del­la con­trad­di­zio­ne pura e sem­pli­ce esi­sten­te in tal modo, ed anche sot­to un dupli­ce rap­por­to: infat­ti, per defi­ni­zio­ne stes­sa, ogni orga­niz­za­zio­ne ini­zia­ti­ca é in oppo­si­zio­ne for­ma­le con la con­ce­zio­ne demo­cra­ti­ca ed ugua­li­ta­ria, in pri­mo luo­go, in rap­por­to al mon­do pro­fa­no, nei cui con­fron­ti essa costi­tui­sce, nell’accezione piú esat­ta del­la paro­la, una éli­te sepa­ra­ta e chiu­sa, e poi in sé stes­sa per la gerar­chia di gra­di e fun­zio­ni che sta­bi­li­sce neces­sa­ria­men­te fra i suoi mem­bri”.

Ed è pro­prio da que­sto, che Gué­non defi­ni­sce “stra­no feno­me­no”, che per rea­zio­ne è nato l’Antimassonismo. Dal momen­to che è del cosid­det­to pia­no socia­le e mora­le che si pre­oc­cu­pa­no i mas­so­ni attua­li (con qua­le rispon­den­za sul pia­no rea­le, in effet­ti, già abbia­mo visto), è pari­men­ti “sul­lo stes­so ter­re­no esclu­si­va­men­te socia­le che si pon­go­no qua­si tut­ti colo­ro che li com­bat­to­no e ciò pro­va anco­ra meglio come le orga­niz­za­zio­ni ini­zia­ti­che non dia­no pre­sa agli attac­chi ester­ni che nel­la misu­ra stes­sa del­la loro dege­ne­re­scen­za”.

D’altra par­te, l’ammissione di ele­men­ti non qua­li­fi­ca­ti, sia per l’ignoranza pura e sem­pli­ce del­le rego­le che dovreb­be­ro eli­mi­nar­li, o per l’impossibilità di appli­car­le sicu­ra­men­te, è di fat­to uno dei fat­to­ri che mag­gior­men­te con­tri­bui­sco­no ad una tale dege­ne­re­scen­za; e può anche, se si gene­ra­liz­za, con­dur­re infi­ne alla rovi­na com­ple­ta di una tale orga­niz­za­zio­ne”.

La ragio­ne piú impor­tan­te del­la deca­den­za del­la M. con­si­ste per Gué­non nel pas­sag­gio dal­la fase ope­ra­ti­va a quel­la cosid­det­ta spe­cu­la­ti­va. È bene pre­ci­sa­re qui che ope­ra­ti­vo e cor­po­ra­ti­vo non sono pro­pria­men­te la stes­sa cosa o, meglio, non si pon­go­no sul mede­si­mo pia­no, sì che spes­so la sto­rio­gra­fia mas­so­ni­ca, quan­do par­la dell’antica M. ope­ra­ti­va, ama con­trap­por­re “le spe­cu­la­zio­ni del pen­sie­ro alle occu­pa­zio­ni del mestie­re”.

Il rial­lac­cia­men­to ad un mestie­re non era tan­to lega­to a pre­oc­cu­pa­zio­ni di ordi­ne pro­fa­no, quan­to alla fun­zio­ne di for­ni­re la base con­cre­ta al rea­le tra­va­glio ini­zia­ti­co: in altri ter­mi­ni, la vera ope­ra­ti­vi­tà (e vie­ne qui da pen­sa­re alla Gran­de Ope­ra del­la tra­smu­ta­zio­ne alche­mi­ca) con­cer­ne­va il cam­po del­lo spi­ri­to, pur aven­do come base neces­sa­ria (s’intende, per chi aves­se la voca­zio­ne e la qua­li­fi­ca per quel­la par­ti­co­la­re via ini­zia­ti­ca) il mestiere.

Tut­ta­via, con la deca­den­za del mestie­re si è per­so di vista anche il vero lato ope­ra­ti­vo inte­rio­re e con esso ogni cono­scen­za effet­ti­va, rima­nen­do solo resi­dui di cono­scen­za teo­ri­ca, spe­cu­la­ti­va. Ció nono­stan­te, Gué­non è con­vin­to che: “la tra­smis­sio­ne ini­zia­ti­ca sus­si­ste sem­pre, poi­ché la cate­na tra­di­zio­na­le non é sta­ta inter­rot­ta; ma, inve­ce del­la pos­si­bi­li­tá di una ini­zia­zio­ne effet­ti­va, ogni qual vol­ta un difet­to indi­vi­dua­le non inter­vie­ne a far­vi osta­co­lo, non si ha piú che una ini­zia­zio­ne vir­tua­le, con­dan­na­ta a resta­re tale per la stes­sa for­za del­le cose, poi­ché la limi­ta­zio­ne spe­cu­la­ti­va signi­fi­ca pro­prio che que­sto sta­dio non può più esse­re oltre­pas­sa­to, tut­to ciò che va oltre essen­do dell’ordine ope­ra­ti­vo per defi­ni­zio­ne stes­sa. Natu­ral­men­te, non ne con­se­gue che i riti non abbia­no più effet­to in un caso simi­le, poi­ché sono sem­pre il vei­co­lo dell’influenza spi­ri­tua­le, anche se colo­ro che li adem­pio­no non ne han­no più coscien­za; ma que­sto effet­to è per così dire dif­fe­ri­to quan­to al suo svi­lup­po in atto , e non è che come un ger­me cui man­chi­no le con­di­zio­ni neces­sa­rie al suo svi­lup­po, que­ste con­di­zio­ni risie­den­do nel lavo­ro ope­ra­ti­vo per cui sol­tan­to l’iniziazione può esse­re resa effet­ti­va”.

Gué­non insi­ste nel dire (ed è que­sto il prin­ci­pa­le pun­to d’attrito con Evo­la) che, nono­stan­te tut­to, “una tale dege­ne­re­scen­za di una orga­niz­za­zio­ne ini­zia­ti­ca non cam­bia per­tan­to nul­la alla sua natu­ra essen­zia­le, e che anche la con­ti­nui­tà del­la tra­smis­sio­ne è suf­fi­cien­te per­ché, pre­sen­tan­do­si cir­co­stan­ze più favo­re­vo­li, una restau­ra­zio­ne sia sem­pre pos­si­bi­le, que­sta restau­ra­zio­ne doven­do allo­ra neces­sa­ria­men­te esse­re con­ce­pi­ta come un ritor­no allo sta­to ope­ra­ti­vo”.