PARLARE ALL’ANIMO, SCRIVERE NELL’ANIMO

di GIANDOMENICO CASALINO

estrat­to da “Sul­l’In­vi­si­bi­le
del 2021
Edi­zio­ni Arŷa Genova 

Ora, tor­nan­do a Decio Man­lio Auso­nio, per con­clu­de­re la paren­te­si sul­la Roma­ni­tà, Sim­ma­co lo chia­ma “mae­stro di Lati­ni­tà e Roma­ni­tà”. In fin dei con­ti è come se Cesa­re o Otta­via­no Augu­sto aves­se­ro defi­ni­to un gal­lo-roma­no, “mae­stro di Lati­ni­tà e Roma­ni­tà”. Per­ché acca­de que­sto? Come mai Decio Man­lio Auso­nio, in una sua ope­ra, che è una sto­ria del­le cit­tà dell’Impero, affer­ma: “Io sono nato a Bor­deaux, ma la mia patria è Roma!” (ovvia­men­te, non dice Bor­deaux, per­ché la cit­tà ave­va un nome lati­no. Tut­to ciò, in gui­sa pro­fon­da, è oltre­mo­do com­mo­ven­te. Sia­mo nel 360 cir­ca d.C., Decio Man­lio Auso­nio dichia­ra, in gui­sa espli­ci­ta e per lui qua­si ovvia, che egli è nato in Gal­lia, ma dichia­ra altre­sì che la sua patria è Roma: que­sto vuol dire che bio­lo­gi­ca­men­te egli è gal­lo, ma spi­ri­tual­men­te è Romano!

Un Tuni­si­no, un Alge­ri­no, avreb­be mai pen­sa­to, non det­to, ma solo pen­sa­to, una cosa del gene­re nei con­fron­ti di Pari­gi quan­do era colo­niz­za­to dai Fran­ce­si? Un India­no, avreb­be mai pen­sa­to una cosa del gene­re nei con­fron­ti di Lon­dra? Gli sareb­be mai pas­sa­ta per la testa una cosa simile?

Com’è avve­nu­to ciò? Con la poten­za del­lo Spi­ri­to! Non solo con le legio­ni, non solo con la genia­le strut­tu­ra poli­ti­ca, ammi­ni­stra­ti­va, giu­di­zia­ria e la liber­tà tota­le dei cul­ti reli­gio­si, dell’economia, del­la pro­du­zio­ne, del­la agri­col­tu­ra, del­le leg­gi, dei costu­mi di base di tut­ti i popo­li. Non solo con que­sto, ma con la poten­za del­lo Spi­ri­to, cioè Roma ha agi­to nell’animo dei popo­li per seco­li. Con­vin­ta di cosa? Di quel­lo di cui cer­che­rò di par­lar­vi que­sta sera. Roma sape­va, infat­ti, che è l’Invi­si­bi­le che gover­na i viven­ti ed il mondo! 

Che cos’è l’Invisibile? Quel­la “cosa” che noi non vedia­mo, non toc­chia­mo e del­la qua­le non sen­tia­mo nem­me­no l’odore, cioè i nostri cin­que sen­si, peral­tro abba­stan­za atro­fiz­za­ti, per­ché sia­mo moder­ni, doven­do usa­re pro­te­si tec­no­lo­gi­che, non ci con­sen­to­no di cono­sce­re l’Invisibile. Quest’Invisibile, inve­ce, che noi non vedia­mo, non cono­scia­mo, non toc­chia­mo, è qual­co­sa che non solo ci gover­na, ma ci fa sta­re qui que­sta sera con una calu­ra di 40 gra­di, in una stan­zet­ta abba­stan­za pic­co­la, con una fine­stra aper­ta, con alcu­ni cari ami­ci, inve­ce di sta­re in piz­ze­ria a bere un bel boc­ca­le di bir­ra ghiac­cia­ta, e così dica­si per tut­ti voi. Per­ché stia­mo qui? Per­ché i musco­li del­le gam­be ed i ten­di­ni ci fan­no sta­re sedu­ti qui?

Cri­to­ne, nell’omonimo Dia­lo­go di Pla­to­ne, dice: “Socra­te andia­mo, pos­sia­mo appro­fit­ta­re, pos­sia­mo usci­re, scap­pa­re, c’è la bar­ca che vie­ne da Del­fi, ho cor­rot­to il gover­nan­te del­la bar­ca, andia­mo!”, e Socra­te rispon­de: “No! Quel­lo che voi non capi­te anco­ra dopo anni di discor­si che vi ho fat­to è che la cosa che mi fa rima­ne­re qui non sono le mie gam­be, i miei ten­di­ni, le mie ossa ma sono io Socra­te!. Per­ché il vero io sono io, cioè la mia ani­ma, la mia volon­tà, il mio pen­sie­ro, il mio spi­ri­to”.